Intervista a Hans-Peter Kohler: medico e radioamatore con un indicativo di chiamata speciale – HB9HIN
L’ex medico bernese e attuale politico Hans-Peter Kohler non si chiama ovunque Hans-Peter Kohler. Quando è attivo come radioamatore si presenta ufficialmente al mondo intero con un indicativo di chiamata per noi molto speciale: HB9HIN. Ma, anche per lui, questo indicativo di chiamata contenente HIN rappresenta un grande onore, trattandosi di una pura coincidenza. Un’intervista con scorci nella vita di una persona estremamente poliedrica.
Il nostro apprendista di commercio Tenzin Tscholok si è recato a Köniz, dove il signor Kohler è attivo in veste di Consigliere comunale, per apprendere maggiori dettagli sul suo insolito hobby e sul suo percorso professionale. Seguitelo in questa entusiasmante intervista.
Tenzin Tscholok: Essendo io stesso ancora in formazione, sono molto interessato al percorso professionale delle altre persone. Perché ha deciso di conseguire la maturità e la laurea anziché svolgere la sua prima professione in veste di tecnico elettronico radiotelevisivo?
Hans-Peter Kohler: La risposta è molto semplice: alla scuola secondaria, il mio rendimento scolastico non era abbastanza buono da permettermi di frequentare il liceo. Ho invece optato per una formazione professionale come tecnico elettronico radiotelevisivo. La scelta di questo programma di formazione professionale è da ricondursi a un background sanitario. All’età di dieci anni ho dovuto trascorrere un lungo periodo in ospedale. Lì ho iniziato a occuparmi di lavoretti con batterie e lampade. Dopo aver concluso l’apprendistato quadriennale intendevo proseguire gli studi in una scuola universitaria professionale ma, poi, il mio insegnante di tedesco mi ha suggerito di conseguire la maturità federale. Poiché provengo da una famiglia non accademica, per me si trattava di una novità. Ho conseguito con successo la maturità e ho deciso di affrontare una nuova sfida, ovvero la strada della medicina. Dopo la laurea ho lavorato come medico. Tuttavia sono rimasto pur sempre molto curioso e ho proseguito la mia formazione accademica. Ciò mi ha permesso di lavorare per diversi anni in veste di Research Fellow presso l’Università di Leeds, in Inghilterra. Un periodo emozionante! Successivamente sono tornato in Svizzera con la mia famiglia e ho lavorato come ricercatore e medico in diversi ospedali nel Cantone di Berna. In seguito mi sono impegnato sempre di più in politica e nel 2014 sono diventato deputato al Gran Consiglio del Cantone di Berna e, successivamente, Presidente della Commissione sanitaria cantonale. Dal 2018 sono un politico a tempo pieno nei ruoli di Consigliere comunale di Köniz e responsabile della Direzione Formazione e Affari sociali.
Molti la conoscono per le sue apparizioni nei media durante la pandemia di Covid-19. Questa dialettica nella sua carriera professionale tra medicina, ricerca e politica deve averla aiutata a prendere decisioni durante la pandemia. Quali sono state le sue esperienze di allora?
Come ho già detto, dal 2018 mi dedico a tempo pieno al mio ruolo di Consigliere comunale a Köniz. Allora pensavo che non avrei più avuto nulla a che fare con la medicina. Poi è arrivato il Covid-19. Tutte le 18 scuole di Köniz dovettero ovviamente chiudere. Per Köniz – quale responsabile della formazione con un background sanitario in qualità di professore di medicina interna – ero perfettamente in grado di acquisire le giuste informazioni sulle modalità di diffusione del virus e, pertanto, di attuare rapidamente le migliori misure possibili riguardo alle chiusure e all’obbligo di mascherina. I media mi conoscevano già dai tempi della Commissione sanitaria cantonale e mi hanno contattato spesso, talvolta addirittura tre volte alla settimana su TeleBärn. I media erano interessati a dichiarazioni in riferimento all’eventuale obbligo di indossare mascherine. Naturalmente avrei preferito fare a meno di tutta la pandemia ma si è trattato, per me, di un periodo molto istruttivo, con molti compiti interessanti, non solamente dal punto di vista professionale. Come tutti, durante la pandemia ho dovuto trascorrere molto tempo a casa. Ho quindi fatto fruttare quel periodo per prepararmi all’esame HB9, l’esame per diventare radioamatore.
Perché ha sostenuto l’esame HB9 solo all’età di 60 anni?
Sostenere l’esame HB9 era un desiderio a lungo coltivato. Da appassionato di radioelettronica rimpiango un po’ di non aver sostenuto l’esame prima, quando le nozioni erano ancora fresche. Tuttavia, la pandemia di Covid-19 mi ha fatto capire che l’avrei dovuto sostenere in quel periodo o mai più. All’età di 80 anni sarebbe stato troppo tardi, perché l’esame è molto impegnativo. Nonostante la sfida di rinfrescare le mie vecchie conoscenze matematiche ho deciso di affrontare l’esame da solo, dal momento che grazie al mio apprendistato disponevo già di buone conoscenze di base. Tuttavia vengono offerti anche corsi approfonditi per i non esperti che desiderano cimentarsi con questo hobby.
Dopo aver superato l’esame ha ricevuto dall’UFCOM l’indicativo di chiamata HB9HIN. Come medico, si tratta di una coincidenza interessante poiché HIN è sinonimo di comunicazione semplice e sicura nel settore sanitario. Come ha reagito a tal proposito e quali altri rapporti ha con HIN?
Ricordo ancora il padre fondatore della HIN, Hans-Heinrich Brunner, ex Presidente della FMH. Abbiamo lavorato insieme all’Inselspital di Berna e allora ero addirittura il suo Superiore. La trasmissione digitale di dati medici in modo sicuro è sempre stata un’esigenza del settore sanitario e HIN vi ha contribuito in misura determinante. Sono in politica ormai da molti anni e mi ha fatto piacere ricevere l’indicativo di chiamata sia come medico sia come politico. Si tratta di un onore speciale nonché di una fortunata coincidenza. Tra molti milioni di possibili indicativi di chiamata, il fatto che mi sia stato assegnato proprio HB9HIN è quasi incredibile. Ora, tra i radioamatori sono noto con questo indicativo di chiamata e non mi sognerei mai di cambiarlo.
Hans-Peter Kohler
Dopo aver concluso l’apprendistato come tecnico elettronico radiotelevisivo, Hans-Peter Kohler ha proseguito la sua formazione in medicina. Ha lavorato per molti anni come medico e professore di medicina interna sia nella ricerca sia nella pratica a livello nazionale ed estero. Il suo mandato politico nel Comune di Köniz lo occupa a tempo pieno da qualche anno.
Tenzin Tscholok
Tenzin Tscholok è apprendista di commercio presso HIN. Durante il suo secondo anno di formazione ha potuto trascorrere sei mesi nel reparto marketing e comunicazione, dove ha inoltre potuto realizzare questa intervista.
L’esame HB9
La partecipazione alla radiocomunicazione dei radioamatori è regolamentata a livello internazionale. Per poter operare come radioamatore a livello globale è necessario superare l’esame HB9, organizzato dall’UFCOM. Il superamento di questo esame costituisce il presupposto per ottenere un indicativo di chiamata internazionale e univoco, trasmettere su tutte le bande radioamatoriali fino a 1 000 W di potenza e realizzare le proprie apparecchiature radio
«La trasmissione digitale di dati medici in modo sicuro è sempre stata un’esigenza del settore sanitario e HIN vi ha contribuito in misura determinante.»
Non ero mai entrato in contatto con questo hobby prima di questa intervista. Come spiegherebbe a un profano il funzionamento della tecnologia radio e ciò che la rende così affascinante?
È difficile da spiegare. Lo si deve davvero dimostrare. Quando cerco di descrivere agli altri cosa faccio durante le trasmissioni via radio, tutto risulta piuttosto astratto. Spiegare quali dispositivi siano accesi, quali antenne vengano utilizzate e perché rappresenta una sfida. Il fascino risiede nella possibilità di comunicare con persone in tutto il mondo tramite onde elettromagnetiche, anche con mezzi semplici come una radio portatile e un’antenna supplementare. Ad affascinare tanto le persone sono l’entusiasmo per la tecnologia e la possibilità di stabilire connessioni anche in aree remote. Al giorno d’oggi è possibile contattare facilmente persone in tutto il mondo anche per telefono o via Internet. Il fascino nella trasmissione via radio non è l’obiettivo di per sé, bensì il modo in cui si ottiene: sono necessari l’impiego di formule, la corretta organizzazione dell’attrezzatura ecc. Quando si è fatto tutto per bene e si riesce a contattare qualcuno in un determinato Paese, si prova un piacevole senso di realizzazione. Esistono anche gare tra radioamatori, per vedere ad esempio chi riesce a raggiungere il maggior numero di stazioni in un determinato periodo di tempo. Ma io non vi partecipo, mi ci dedico per hobby.
A casa sua ha progettato e poi realizzato il suo impianto radio personale. Quali sfide ha dovuto affrontare?
Le circostanze particolari della mia casa centenaria e del grande terreno hanno influito fortemente sulla progettazione e la realizzazione del mio impianto radio. In una casa di questo tipo è semplice praticare fori ed effettuare installazioni senza doversi preoccupare troppo di causare danni, come avverrebbe in un edificio più recente. Ciò mi ha consentito di posare i cavi e le antenne necessarie per un impianto di questo tipo. Ho potuto installare le mie antenne lungo il grande terreno attorno alla casa, senza disturbare la vista dei vicini con antenne. L’autorizzazione edilizia è stata rilasciata senza condizioni. Molti di coloro che superano l’esame HB9 non hanno questa fortuna. Vivono in appartamenti in affitto o di proprietà che rendono più complicata la conversione. Progettazione e realizzazione del mio intero impianto radio sono durate circa sette mesi. Un ulteriore aspetto da non sottovalutare è il costo che comporta la realizzazione di un impianto di questo tipo. Tuttavia, la trasmissione via radio non deve essere un hobby necessariamente costoso. Si può ottenere molto con una semplice radio portatile e un’antenna su una collina.
Nel suo locale dedicato alla trasmissione radio ci sono nove orologi che indicano l’ora in tutto il mondo. Con quali Paesi comunica più di frequente?